Martedì, 11 Giugno 2019 14:56

Corso Giuseppe a Ficarazzi, diocesi di Palermo

Corso Giuseppe - PARROCCHIA SANT'ATANASIO FICARAZZI, 7-9 giugno 2019

 

Testimonianza 1

Quando il corso Giuseppe è iniziato ho pensato: vado d'accordo con tutti e il perdono l'ho sempre dato.

Poi mentre andavamo avanti ho capito che non sono stata sempre corretta con il mio prossimo.

Quando il predicatore ha detto: sicuramente vi raffigurate a Giuseppe ma non ai fratelli. Cosi è iniziata la mia discesa perche so , di aver venduto, tradito, mentito, invidiato etc.

Dio mi stava rimproverando dicendomi: si Silvana sai perdonare, ma sei tu che devi essere perdonata. Continua a camminare e fa che questo viaggio sia in salita. Evangelizza con più fiducia in te stessa. Lode e gloria al signore Gesù...

Silvana

 

Testimonianza 2

Questa nuova esperienza del corso Giuseppe, mi ha indotto ad una profonda riflessione sul mio cammino di conversione, e sulla vita comunitaria, un conflitto interiore che fa a pugni con la realtà di ogni giorno che è ben diversa dalla realtà comunitaria che si vive all'interno del contesto CORSO.

Noi siamo bravi ad accendere lampade, e, poi lasciamo che si spengano; apriamo bocche e le lasciamo senza pane; piantiamo piantine e non le irrighiamo. Veniamo meno alla parola data. Gli occhi sono delle finestre pericolose. Attraverso di loro si vede l'interno delle persone, dove, a volte, non regnano che ombre. Noi siamo piccole piante. Se abbiamo o sappiamo qualcosa, l'abbiamo ricevuto. Ma quando ci immergiamo nel bosco non possiamo avere una visione giusta. Chi è lontano, si trova in una visuale migliore per calcolare le proporzioni. Le cose che amiamo si attaccano a noi. Non so se sono le cose che si attaccano o se siamo noi ad attaccarci alle cose. Quando si crea una minaccia per le cose che amiamo, quando nasce il pericolo che le cose ci scappino, ci attacchiamo ancora più forte a esse. Nella misura in cui nasce il pericolo aumenta anche il nostro attaccamento. Nella misura in cui cresce il nostro attaccamento le cose diventano sempre maggiori. Alla fine, non resta altra cosa che noi stessi, il nostro EGO il dio creato secondo noi al quale ci affidiamo, molte volte per correggere il fratello usando la parola in maniera distorta, abbiamo idolatrato la parola di DIO, convinti di essere nel giusto.

L'ideale, la comunità, la propria spiritualità, sono cosa di certo importante. Ma se alziamo un po gli occhi e guardiamo attorno a noi troveremo una realtà diversa, altissima DIO. Se guardi DIO, ciò che tanto ci preoccupa ci sembrerà insignificante. Se avessimo la consapevolezza della grandezza di DIO i nostri timori sembrerebbero ombre ridicole. Nelle altezze di DIO le cose prendono la loro reale statura, e tutto ciò trova il suo posto e arriva la pace. Queste convinzioni, ci illudono, di avere bruciato tutto ciò che è male agli occhi di DIO e di esserci spogliati di tutto perché DIO fosse il nostro tutto. Ma se nelle nostre abitazioni regnano delle ombre, è segno che siamo legati a qualche cosa e che DIO non è ancora il nostro tutto. Ed ecco perché della nostra tristezza. In realtà è il segno che abbiamo catalogato come opera di DIO ciò che in realtà è opera nostra. Questo è il motivo per cui non riusciamo ad essere credibili, perché non abbiamo il coraggio di metterci a nudo davanti a Cristo crocifisso. Non abbiamo il coraggio di salire su quella croce per arrivare alla perfetta letizia. Spogliarsi dell'opera di DIO e rimanere completamente nudo con lo stesso DIO. Per fare questo salto, per essere totalmente poveri, felici, completamente liberi dovremmo liberarci da noi stessi, DIO c'è e basta, diceva Chiara a Francesco. Liberarsi dal proprio ideale, e gioioso e felice prendere questa realtà che supera ogni realtà DIO c'è e basta. Essere come giganteschi abeti che si lasciano bagnare dalle piogge come bambini sottomessi, le rocce che non oppongono resistenza e le orgogliose montagne che si sottomettono con umiltà al castigo del vento e della grandine. Non è impossibile, il salto si può fare abbiamo i mezzi. Io sono tuo fratello, figlio di madre diversa, ma di un unico Padre, accettami così come sono nella diversità, DIO C'E' E BASTA.

Inno